Il Vangelo del giorno – 21 aprile 2015
- Dettagli
- Categoria: Il vangelo del Giorno
- Scritto da Francesca Mento
- Visite: 1012
Il Vangelo di oggi: Gv 6, 30-35
In quel tempo, la folla disse a Gesù: «Quale segno tu compi perché ve diamo e ti crediamo? Quale opera fai? I nostri padri hanno mangiato la manna nel deserto, come sta scritto: “Diede loro da mangiare un pane dal cielo”». Rispose loro Gesù: «In verità, in verità io vi dico: non è Mosè che vi ha dato il pane dal cielo, ma è il Padre mio che vi dà il pa ne dal cielo, quello vero. Infatti il pane di Dio è colui che discende dal cielo e dà la vita al mondo». Allora gli dissero: «Signore, dacci sempre questo pane».Gesù rispose loro: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà fame e chi crede in me non avrà sete, mai!».
Commento al Vangelo di oggi: Io sono il pane della vita
Più delle nostre opere per Dio vale l’opera che Dio fa per noi: ci dà la fede nel Figlio, e in Gesù ci rende figli di adozione, ci dà il pane della vita. È il pane che ci comunica la stessa vita divina: l’a more tra Padre, Figlio e Spirito, amore che abbraccia tutti i fratelli di fede e di speranza. Questo Pane è, già qui sulla terra, vita eterna e pegno di futura risurrezione.
Perché Gesù dice di essere “il pane della vita”? Semplice, Egli, che viene dal cielo, nutre la nostra vita con le sue mille sfumature, con le sue gioie, le sue attese, le sue speranze, i suoi desideri. Le dona significato. In merito ho trovato due appunti che si completano a vicenda. Il primo è delle poetessa Alda Merini: “Se l’uomo vivesse delle sue percezioni e delle sue contentezze, se l’uomo non fosse quello che è, innamorato della propria felicità e della propria auscultazione, l’anima sarebbe come un ferro rovente che uccide il cuore, perché l’anima è amore. L’anima è negli spazi come una mano che prende ogni cosa, che ruba a noi preziosità; l’anima è colei che ci deruba ma è anche colei che dona, ed è un’amica indistruttibile, e qualcosa che vigila sulle nostre rovine. Se ne andrà un giorno, se ne andrà lontano, perché conosce terre infinite e spazi che non hanno riscontro nella mente umana, se ne andrà senza rimpianti lasciando solo un corpo che l’ha tenuta con sè per tanto tempo in un impero di felicità e di amore, ma che non l’ha capita, e l’ha talmente tradita che ha cercato perfino di afferrarla e di darle una spiegazione. Ma l’anima non ha una spiegazione, bisogna prenderla per quella che è: un volo d’angeli che ci passa accanto e ci dà solo un po’ di frescura”. Il secondo appunto è di san Gregorio Nazianzeno: “Se non fossi tuo, mio Cristo, mi sentirei creatura finita. Sono nato e mi sento dissolvere. Mangio, dormo, riposo e cammino, mi ammalo e guarisco, mi assalgono senza numero brame e tormenti, godo del sole… e di quanto la terra fruttifica. Poi io muoio e la carne diventa polvere come quella degli animali che non hanno peccati. Ma io cosa ho più di loro? Nulla, se non Dio. Se non fossi tuo, Cristo mio, mi sentirei creatura finita”.