Il Vangelo del giorno: 13 agosto - Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
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- Categoria: Il vangelo del Giorno
- Scritto da Francesca Mento
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Mt 18,21-19,1
Il Vangelo del giorno: In quel tempo, Pietro si avvicinò a Gesù e gli disse: «Signore, se il mio fratello commette colpe contro di me, quante volte dovrò perdonargli? Fino a sette volte?». E Gesù gli rispose: «Non ti dico fino a sette volte, ma fino a settanta volte sette.
Per questo, il regno dei cieli è simile a un re che volle regolare i conti con i suoi servi. Aveva cominciato a regolare i conti, quando gli fu presentato un tale che gli doveva diecimila talenti. Poiché costui non era in grado di restituire, il padrone ordinò che fosse venduto lui con la moglie, i figli e quanto possedeva, e così saldasse il debito. Allora il servo, prostrato a terra, lo supplicava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò ogni cosa”. Il padrone ebbe compassione di quel servo, lo lasciò andare e gli condonò il debito.
Appena uscito, quel servo trovò uno dei suoi compagni, che gli doveva cento denari. Lo prese per il collo e lo soffocava, dicendo: “Restituisci quello che devi!”. Il suo compagno, prostrato a terra, lo pregava dicendo: “Abbi pazienza con me e ti restituirò”. Ma egli non volle, andò e lo fece gettare in prigione, fino a che non avesse pagato il debito.
Visto quello che accadeva, i suoi compagni furono molto dispiaciuti e andarono a riferire al loro padrone tutto l’accaduto. Allora il padrone fece chiamare quell’uomo e gli disse: “Servo malvagio, io ti ho condonato tutto quel debito perché tu mi hai pregato. Non dovevi anche tu aver pietà del tuo compagno, così come io ho avuto pietà di te?”. Sdegnato, il padrone lo diede in mano agli aguzzini, finché non avesse restituito tutto il dovuto.
Così anche il Padre mio celeste farà con voi se non perdonerete di cuore, ciascuno al proprio fratello».
Terminati questi discorsi, Gesù lasciò la Galilea e andò nella regione della Giudea, al di là del Giordano.
Meditazione: Il vangelo di oggi ci introduce nel difficile discorso sul perdono: siamo chiamati a perdonare come Dio perdona, siamo chiamati a perdonare perché noi per primi siamo stati perdonati. Il discepolo scopre di essere perdonato dal Padre senza condizioni e questa scoperta lo riempie di meraviglia e lo rende capace, a sua volta, di perdonare oltre ogni ragionamento umano. Non perdoniamo perché siamo migliori, né perdoniamo perché l’altro cambi in conseguenza al nostro perdono. Perdoniamo perché l’odio uccide noi che lo proviamo, non la persona verso cui lo indirizziamo! Perdoniamo per imitare il Padre, perdoniamo perché siamo tutti debitori gli uni verso gli altri e il perdono ci rende liberi. Il perdono non cancella il ricordo, non è un’amnesia. A volte si dice: perdono ma non dimentico. È ovvio che sia così! Se una persona ha rovinato la mia vita, il solo vederla mi scuote e mi fa soffrire. Il perdono non cancella l’esigenza della giustizia, ma non fa della giustizia un idolo. Pietro, e noi, siamo invitati ad imitare il padrone che condona il nostro debito immenso e perdonare coloro che a noi devono soltanto pochi soldi…