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Il Vangelo del giorno – 16 Luglio – Venite a me e io vi darò ristoro

Il Vangelo di oggi: Mt 11,28-30

venite a me

In quel tempo, Gesù disse: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Commento al Vangelo di oggi: Venite a me e io vi darò ristoro

Gesù è il nostro «monte» delle beatitudini: «Beati i miti, perché erediteranno la terra». Il Salmo parla di lui: «I poveri vivranno in eredità la terra e godranno di una grande pace» (Sal 36,11). L’umile e mite Gesù ha trionfato e siede alla destra Iella gioia: «Ecco il mio servo, che ho scelto; il mio amato, nel quale ho posto il mio compiacimento. Non contesterà né griderà né si udrà nelle piazze la sua voce. Non spezzerà una lancia già incrinata, non spegnerà una fiamma smorta»

Le parole del Vangelo sembrano un controsenso: perché delle persone affaticate, appesantite e provate dalla vita dovrebbero accettare un ulteriore peso? Per comprendere la pericope evangelica dobbiamo conoscere il contesto religioso e culturale del tempo di Gesù. Con l’immagine del giogo la tradizione giudaica indicava la Torah, l’insieme delle leggi: una legge che per molti era diventato un peso insopportabile a causa dell’impossibilità di osservarla compiutamente nei minimi particolari. Dio era stato ingabbiato in una serie di norme esteriori che di fatto avevano svilito la freschezza e la novità della sua Parola e ridotto la sua volontà a mero formalismo. Gesù parlando di un gioco dolce e leggero libera la volontà di Dio da ogni conformismo e ridona alla Parola la sua forza creatrice e liberante. Un lieto annuncio quindi proprio per i poveri e gli oppressi. Nell’omelia che ha inaugurato il suo pontificato Benedetto XVI ha ribadito con queste splendide parole quanto sopra accennato: «Il giogo di Dio è la volontà di Dio, che noi accogliamo. E questa volontà non è per noi un peso esteriore, che ci opprime e ci toglie la libertà. Conoscere ciò che Dio vuole, conoscere qual è la via della vita: questa era la gioia di Israele, era il suo grande privilegio. Questa è anche la nostra gioia: la volontà di Dio non ci aliena, ci purifica — magari in modo anche doloroso — e così ci conduce a noi stessi»

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