Il Vangelo del giorno – 03 Luglio – Che vuoi da noi, Figlio di Dio?
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- Categoria: Il vangelo del Giorno
- Scritto da Francesca Mento
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Il Vangelo di oggi: Gv 20,24-29
Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: “Abbiamo visto il Signore!”. Ma egli disse loro: “Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo”. Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: “Pace a voi!”. Poi disse a Tommaso: “Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!”. Gli rispose Tommaso: “Mio Signore e mio Dio!”. Gesù gli disse: “Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!”.
Commento al Vangelo di oggi: Che vuoi da noi, Figlio di Dio?
Esistono diversi modi di leggere il Vangelo. Nessuno esaurisce il suo significato, perché la Scrittura, secondo gli antichi, ha settanta significati. L’esorcismo di Gàdara segue l’episodio della tempesta sedata. La tradizione patristica vede Gesù che si risveglia dal sonno della morte e incatena il diavolo, il «leone ruggente» (1Pt 5,8). Cristo innalzato sulla croce ha gettato fuori il principe di questo mondo, «omicida fin da principio», per liberare tutti gli uomini.
Lo ricordiamo tutti come l’Apostolo incredulo, come colui che volle mettere la mano al posto della ferita della lancia e il dito al posto dei chiodi. Egli volle così attingere la fede piena alla fonte stessa dell’amore. È importante credere alla altrui testimonianza, ma non possiamo assolutamente condannare chi vuole comprendere il prezzo dell’amore e toccare i segni della grazia. Molto probabilmente Tommaso più degli altri era rimasto salutarmene scosso dalle parole che il suo Gesù aveva pronunciato non molti giorni prima, nella sera dell’ultima cena: “questo è il mio corpo, questo è il mio sangue sparso per voi”. Ora Tommaso vuole comprendere fino in fondo, per quanto è possibile alla fragilità umana, il significato pieno di quel dono. Volendo toccare il corpo di Cristo con i segni della sua passione egli vuole stabilire una intensa ed indefettibile comunione con Cristo. Egli vuole riconoscere quel corpo, che non aveva visto inchiodato alla croce, ma che desidera legare e fondere con il suo, per essergli poi fedele fino alla morte. I segni dei chiodi e le ferite del costato che egli tocca gli consentono di salire con il suo maestro fino al Calvario, fino alla croce per poi godere nel vederlo vivo e risorto, lì presente dinanzi a lui, ancora pronto a fugare ogni dubbio. L’intensità dell’amore talvolta supplisce alla debolezza della fede. Vediamo infatti nella storia di Tommaso l’esplosione simultanea della fede e dell’amore quando dichiara che Cristo è il suo Signore e il suo Dio: «Mio Signore e mio Dio!». E’, tutto considerato, un bel percorso quello che Tommaso compie; egli volge lo sguardo e poi tocca Colui che hanno trafitto. Ci porge un invito che tutti possiamo raccogliere: guardare il crocifisso per immergerci in Cristo, per imprimere nel nostro cuore i germi fecondi della gratitudine della fede e dell’amore.