Il Vangelo del giorno – 23 Giugno – Entrate per la porta stretta
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- Scritto da Francesca Mento
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Il Vangelo di oggi: Mt 7, 6.12-14
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi. Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti. Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!».
Commento al Vangelo di oggi: Entrate per la porta stretta
Le parole di Gesù, le parabole, i paragoni, le immagini, hanno diversi livelli di comprensione. L’immagine della «porta stretta » più che l’idea di esclusione per tanti, o di salvezza per pochi, deve farci ricordare il grosso cammello che non entra nella cruna dell’ago. Solo i piccoli, gli umili, possono passare per la cruna, per la porta stretta. Dice Gesù: «Io sono la porta. Imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita»
Che cos’è “la porta stretta” di cui si parla nel vangelo? Certamente, il sacrificio. Non si può annunciare il regno di Dio senza avere davanti agli occhi della mente la storia di Cristo, la sua rinuncia ad essere forte e vincente pur essendo il Dio incarnato, la sua umanità nata dal grembo di Maria, il suo nascondimento nella casa di un falegname, la sua predicazione rivolta a tutti (non ad un’èlite di ascoltatori), la sua accoglienza verso i poveri e i deboli, il suo andare continuo in direzione della croce, la sua scelta di perdonare coloro che lo stavano crocifiggendo. Il Card. Gianfranco Ravasi, in merito, ha scritto: “Il vero fedele ha davanti a sé un modello su cui esemplare la sua moralità: un Dio che non ignora, certo, la giustizia, ma che la invera secondo un canone ulteriore e superiore, quello del perdono che è frutto di amore”. Le persone più anziane, quelle che Cristo ce l’hanno scritto nel DNA del loro pensiero, sintetizzerebbero il tutto rispondendo che la porta stretta è il Paradiso”. E certamente vi è del vero, perché in Paradiso non si va se si è troppo comodi. Il sacrificio costa, inutile nasconderlo, ed è proprio il suo alto prezzo che lo distingue dalla “porta larga e spaziosa che conduce alla perdizione”. Ma dietro c’è sempre l’amore. A differenza della “porta larga”, infatti, il sacrificio porta in se la consapevolezza di voler amare (senza l’amore neppure il sacrificio conta agli occhi di Dio) per un obiettivo che va oltre. Giuseppe Crea sottolinea proprio questo quando afferma: “L’uomo è veramente felice, ossia vive in pienezza la sua esistenza, solo nella misura in cui è orientato verso qualcosa o verso qualcuno che è al di là di se stesso e che rappresenta un valore, un ideale, un progetto carico di senso”.