Il Vangelo del giorno – 18 Giugno – Dacci oggi il nostro pane
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- Categoria: Il vangelo del Giorno
- Scritto da Francesca Mento
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Il Vangelo di oggi: Mt 6,7-15
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Pregando, non sprecate parole come i pagani: essi credono di venire ascoltati a forza di parole. Non siate dunque come loro, perché il Padre vostro sa di quali cose avete bisogno prima ancora che gliele chiediate. Voi dunque pregate così: Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non abbandonarci alla tentazione, ma liberaci dal male. Se voi infatti perdonerete agli altri le loro colpe, il Padre vostro che è nei cieli perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli altri, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe».
Commento al Vangelo di oggi: Dacci oggi il nostro pane
Il Simbolo (o Credo apostolico) e anche il «Padre nostro», nell’antica Chiesa di Roma e di Milano, era «consegnato» ai catecumeni, per impararlo a memoria. Per una tradizione esplicita non doveva essere scritto, ma imparato, appunto, a memoria. A chi chiedeva: «In che modo può essere tenuto a mente se non viene scritto?», sant’Ambrogio rispondeva che ciò che è scritto spesso è dimenticato, se non si ripassa con quotidiana ripetizione, come invece si deve fare.
Secondo Papa Francesco, la preghiera del Padre nostro “…apre le porte. Al momento del sacrificio, ha detto il Papa in una bella omelia, Isacco si accorge che qualcosa non andava, perché mancava la pecorella, ma si fida di suo padre e la sua preoccupazione l’ha buttata nel cuore di suo padre. E ancora: “padre” è la parola che ha pensato di dire quel figlio che se n’è andato via con l’eredità e poi voleva tornare a casa. E quel padre lo vede venire e va di corsa da lui, gli si getta al collo, per cadere su di lui d’amore. “Padre, ho peccato”: è questa la chiave di ogni preghiera, sentirsi amati da un padre: abbiamo un Padre. Vicinissimo, eh!, che ci abbraccia… Tutti questi affanni, preoccupazioni che noi possiamo avere, lasciamoli al Padre: Lui sa di cosa abbiamo bisogno. Ma, Padre, che? Padre mio? No: Padre nostro! Perché io non sono figlio unico, nessuno di noi, e se io non posso essere fratello, difficilmente potrò diventare figlio di questo Padre, perché è un padre di tutti. Mio, sicuro, ma anche degli altri, dei miei fratelli. E se io non sono in pace con i miei fratelli, non posso dire Padre a Lui. Così, ha aggiunto, si spiega il fatto che Gesù dopo averci insegnato il Padre Nostro, sottolinei che se noi non perdoneremo gli altri, neanche il Padre perdonerà le nostre colpe. “E’ tanto difficile perdonare gli altri, ha constatato, è difficile davvero, perché noi sempre abbiamo quel rammarico dentro… Ma Gesù ci ha promesso lo Spirito Santo: è Lui che ci insegna, da dentro, dal cuore, come dire ‘Padre’ e come dire ‘nostro’. Chiediamo oggi allo Spirito Santo che ci insegni a dire ‘Padre’ e a poter dire ‘nostro’, facendo la pace con tutti i nostri nemici”. A me quando prego il Padre nostro sembra che il cuore si dilati… figuriamoci a Dio.