Il Vangelo del giorno – 16 Giugno – Fa piovere sui giusti e sugli ingiusti
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- Categoria: Il vangelo del Giorno
- Scritto da Francesca Mento
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Il Vangelo di oggi: Mt 5, 43-48
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo” e odierai il tuo nemico. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».
Commento al Vangelo di oggi: Fa piovere sui giusti e sugli ingiusti
Per Gesù «i nemici sono amici cattivi». Non si accontenta di predicarlo, ma è amico dei poveri che vogliono capire, degli infermi che vogliono guarire, dei peccatori che non sanno come fare a riparare i loro peccati. Andando verso poveri, infermi e peccatori, Gesù intende far conoscere a tutti la gratuità e l’universalità della «nuova» vicinanza di Dio. Dio offre ai peccatori la sua grazia. Tutti sono invitati al banchetto del Regno: «Non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori» (Mt 9,13).
È possibile amare e pregare per i nemici? Con le sole forze umane no. Bisogna spingersi oltre. Bisogna avere il desiderio di conoscere Cristo, assumere i suoi sentimenti insieme alla capacità di vedere la bellezza che sta nell’altro, anche nel meno meritevole. A riguardo, ecco una breve testimonianza del teologo Bonhoeffer, morto in un campo di concentramento e proprio per questo autorevoli: “Non posso giudicare o odiare un fratello per il quale prego, per quanta difficoltà io possa avere ad accettare il suo modo di essere o di agire. Il suo volto che forse mi era estraneo o mi riusciva insopportabile, nella preghiera si trasforma nel volto del fratello per il quale Cristo è morto, nel volto del peccatore perdonato… Non esiste antipatia, non esiste tensione e dissidio personale che da parte nostra non possa essere superato nella preghiera. Intercedere non significa altro che presentare il fratello a Dio, vederlo nella luce della Croce di Gesù come povero uomo e peccatore bisognoso di grazia. Con ciò viene a cadere tutto quello che me lo rendeva antipatico”. Preso atto di questo, non possiamo, quindi, dire che sono parole astratte, buttate lì tanto per dire. Sono parole, invece, vissute in prima persona, come lo sono quelle di Etty Hillesum, anch’ella morta ad Auschwitz: “…Dobbiamo respingere interiormente questa inciviltà: non possiamo coltivare in noi quell’odio perché altrimenti il mondo non uscirà di un solo passo dalla melma”. Se lo dicono loro che, come Gesù, innocenti, hanno pagato di persona l’ingiustizia dell’umanità, uscendone più che vittoriosi, anche noi possiamo amare e pregare per i nostri nemici.