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Il Vangelo del giorno – 07 Giugno – Prendete, questo è il mio corpo

Il Vangelo di oggi: Mc 14, 12-16.22-26

eucaristia

Il primo giorno degli Àzzimi, quando si immolava la Pasqua, i discepoli dissero a Gesù: «Dove vuoi che andiamo a preparare, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Allora mandò due dei suoi discepoli, dicendo loro: «Andate in città e vi verrà incontro un uomo con una brocca d’acqua; seguitelo. Là dove entrerà, dite al padrone di casa: “Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Egli vi mostrerà al piano superiore una grande sala, arredata e già pronta; lì preparate la cena per noi». I discepoli andarono e, entrati in città, trovarono come aveva detto loro e prepararono la Pasqua. Mentre mangiavano, prese il pane e recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: «Prendete, questo è il mio corpo». Poi prese un calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse loro: «Questo è il mio sangue dell’alleanza, che è versato per molti. In verità io vi dico che non berrò mai più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo, nel regno di Dio». Dopo aver cantato l’inno, uscirono verso il monte degli Ulivi.

Commento al Vangelo di oggi: Prendete, questo è il mio corpo

L’Eucaristia (ringraziamento) è l’unico sacrificio gradito a Dio, perché offerto dall’unico e perfetto sacerdote, Cristo Gesù. I bambini si meravigliano del «come» può stare Gesù «dentro» il pane, ma poi imparano che tutti gli uomini sono «dentro» il cuore di Gesù, che è il «Sommo Sacerdote dei beni futuri, il santuario più grande e più perfetto, non costruito da mano d’uomo, cioè non appartenente a questa creazione » (cf Eb 9,11). Gesù è la vera «comunione» di amore con Dio e con gli uomini.

fare la comunione

Vivere la messa! L’espressione è diventata oramai un luogo comune. Ma non basta mai: specialmente in un periodo come il nostro, in cui il cristianesimo è sottoposto a un lavoro di essenzializzazione, in cui è diminuita ogni struttura e aiuto dall’esterno, è più che mai urgente l’insistenza su queste idee ‘essenziali’. E urge insegnare in che modo concretamente l’eucaristia possa e debba essere calata nella vita di ogni giorno, in che modo possa e debba davvero diventare quella luce che dà spiegazione e significato alle vicende umane. Chi non ha nulla da offrire-soffrire, non può `partecipare’ all’eucaristia: Cristo soffre e si immola, anche noi dobbiamo soffrire-immolarci con lui. E questi sentimenti vittimali sono l’anima della messa. Come si può applicare alla vita questa dottrina? Con un metodo molto semplice: spesso le nostre giornate lavorative sono piene di croci: il freddo, il caldo, la stanchezza; contrattempi, insuccessi, incomprensioni; malattie, noie, solitudini; scoraggiamenti, depressioni, angosce: si tratta di un materiale preziosissimo da offrirsi durante la messa, che — per dirla con il concilio di Trento — dai dolori di Cristo assume valore, da Cristo è offerto al Padre e per amore della passione di Cristo è accettato dal Padre. Saper accettare pazientemente la vita, è vivere il sacrificio della messa.

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