Il mistero di Dio
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- Scritto da Francesca Mento
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E per via interrogava i suoi discepoli dicendo: «Chi dice la gente che io sia?». Gesù parla di se, del suo mistero, delle “cose” che riguardano Dio non da una cattedra o da un pulpito ma lungo la via, mentre cammina, attraverso un dialogo che aiuta i discepoli, partendo dall’esperienza concreta, a giungere alla verità. Così, cammin facendo, mettendo in comune i pareri discordanti della gente, Pietro arriva a riconoscere in Gesù il Cristo, il Figlio del Dio Vivente. Gesù è la “pazzia di Dio”, Colui che verrà messo in croce, l’innocente condannato al patibolo. Scelta assurda, così come è assurdo il cristianesimo secondo una logica puramente umana. Ma le logiche cadono di fronte all’amore; l’innamoramento è di per sé folle, concede poco spazio alla razionalità. Dio è perennemente innamorato dell’uomo e lo cerca, lo raggiunge e si sacrifica per esso. L’uomo è un “amante”, Dio un innamorato. “Perciò, ecco, la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore. Le renderò le sue vigne e trasformerò la valle di Acòr in porta di speranza. Là canterà come nei giorni della sua giovinezza, come quando uscì dal paese d’Egitto. E avverrà in quel giorno – oracolo del Signore mi chiamerai: Marito mio, e non mi chiamerai più: Mio padrone”. (Osea, 2,16-18). Dio è perennemente giovane, ridona all’uomo l’eterna giovinezza, dona alla sua creatura
un cuore capace di amare.: «Chi dice la gente che io sia?». Tu sei il Cristo, l’eterna giovinezza di Dio. Una giovinezza che per rimanere tale accetta “la follia della croce.